Health

ginnastica posturale
Health

Ginnastica Posturale: che cosa è e a che cosa serve

La Ginnastica posturale: che cosa è e a cosa serve La ginnastica posturale è una disciplina costituita da un insieme di esercizi che hanno lo scopo di migliorare la postura attraverso un percorso di rinforzo del tono muscolare. I problemi posturali, infatti, possono essere la causa di numerosi dolori e fastidi: dal mal di schiena a problemi più importanti, come ad esempio scoliosi o cifosi. È importante evidenziare che questa attività è un efficace rimedio a dolori o patologie specifiche, ma soprattutto un ottimo metodo di prevenzione, valido a prescindere dalla fascia d’età o dallo stile di vita. La ginnastica posturale è basata su trattamenti specifici, che variano a seconda del soggetto, per rinforzare i muscoli statici e dinamici del corpo: tutta la muscolatura che influisce su sostegno e movimento. In particolare vengono coinvolti sono i seguenti muscoli: Muscoli antigravitari: esercitano azione estensoria e influiscono sulla postura Muscoli della respirazione: una buona postura è anche la conseguenza di una buona respirazione Muscoli stabilizzatori del bacino: rinforzare questi muscoli permette di mantenere una corretta posizione del bacino durante la deambulazione Tutti questi muscoli vengono rafforzati tramite degli esercizi per assumere le giuste posture durante il corso delle attività che si svolgono durante la quotidianità, così da migliorare la qualità della propria vita. A cosa serve? L’educazione e la rieducazione posturale giovano a qualsiasi età. Infatti esiste la ginnastica posturale per i bambini, per i ragazzi, per gli adulti e per gli anziani. Lo sviluppo psicomotorio dei bambini dovrebbe sempre essere monitorato attraverso un’attenta osservazione da parte dei genitori. Quando si rilevano posture viziate o atteggiamenti alterati è opportuno rivolgersi a uno specialista. In generale, gli esercizi posturali sono utili per la cervicale, contro dolori al collo e alle spalle, e per combattere il fastidioso mal di schiena. Si possono ottenere i seguenti benefici: Migliorare la postura e acquisire gli adeguati schemi motori Prevenire dolori articolari e muscolari Sciogliere le tensioni muscolari e articolari Rinforzare tutta la muscolatura che viene coinvolta nell’equilibrio Migliorare l’elasticità, la coordinazione e le abilità motorie Migliorare la gestione dello stress grazie a una corretta respirazione Aumentare le performance sportive Ridurre i rischi di infortunio Stimolazione della circolazione, soprattutto degli arti inferiori Come fare ginnastica posturale La ginnastica posturale richiede un certo grado di personalizzazione, in base alle esigenze e alle condizioni di ciascuno per due motivi: per ottimizzare al massimo l’efficacia degli esercizi per non andare incontro a danni Per avere dei benefici è fondamentale affidarsi a degli specialisti che possano insegnare gli esercizi mirati con competenza e professionalità. Pertanto, in base alle varie situazioni personali, è bene rivolgersi a fisiatra fisioterapista massofisioterapista chinesiologo posturologo A seconda del proprio caso specifico: dirà se fare sedute individuali o ginnastica posturale di gruppo indicherà eventuali esercizi di ginnastica posturale da fare a casa e gli strumenti da utilizzare (panca, palla, elastici…) dirà quante volte a settimana fare ginnastica posturale Le regole (personalizzazione, gradualità nella scelta degli esercizi, lentezza, precisione, sicurezza e controllo) vanno rispettate per evitare controindicazioni. Per quanto riguarda gli esercizi a casa si consiglia di dedicare alla ginnastica posturale pochi minuti tutti i giorni. Ginnastica posturale e gravidanza Non ci sono controindicazioni particolari alla ginnastica posturale, tanto meno in gravidanza. Infatti le donne in gravidanza subiscono dei cambiamenti strutturali importanti, che generano sovraccarichi e quindi mal di schiena a livello lombare. Perciò esercizi mirati possono essere utili per le donne in dolce attesa e dopo il parto per ristabilire un equilibrio a livello strutturale. È fondamentale farsi seguire da un personal trainer o un operatore del benessere professionale con specializzazione in ginnastica posturale per evitare di peggiorare i disturbi presenti. La ginnastica posturale è efficace solo se personalizzata.

dermatite
Health

Dermatite allergica e dermatite atopica

Dermatite allergica e dermatite atopica Dermatite atopica e dermatite allergica da contatto sono entrambi disturbi infiammatori della pelle non contagiosi, alquanto diffusi in tutta la popolazione. I sintomi spesso possono essere molto simili, comprendendo fenomeni irritativi cutanei quali: Arrossamento Prurito Secchezza della pelle Le cause alla base sono diverse e di conseguenza anche il trattamento da impiegare sarà specifico.  È possibile, invece, sviluppare sovrainfezioni batteriche in conseguenza del grattamento, ma al di là di questo nella maggior parte dei casi non sono patologie pericolose. I sintomi della dermatite atopica La dermatite atopica (o eczema atopico) è un’infiammazione della pelle, tipica dell’età pediatrica, comparendo nel 60% dei casi nel primo anno di vita e nell’80% nei primi 5 anni di vita. Si manifesta con la comparsa di chiazze pruriginose, arrossate e spesso sormontate da piccole vescicole, che con l’andare del tempo desquamano o formano crosticine. Nei bambini sono colpite  le guance, il collo, e le superfici estensorie delle braccia e delle gambe. Questa malattia tende a diventare cronica, anche se può andare in completa remissione per lunghi periodi di tempo. È diffusa anche tra gli adulti, in Italia circa il 10% della popolazione. Le lesioni pruriginose sono tipicamente localizzate, al volto, al collo, alle fosse antecubitali (le “pieghe” dei gomiti), ai cavi poplitei (dietro le ginocchia) e al dorso delle mani. La dermatite atopica impatta molto sulla qualità di vita del soggetto, in particolar modo a causa del prurito, anche molto intenso, che durante il giorno impedisce di concentrarsi adeguatamente sulle attività quotidiane e di notte disturba il sonno. La diagnosi di dermatite atopica è esclusivamente clinica, si base sulle informazioni che il dermatologo ottiene dall’individuo e dai segni che osserva sulla pelle. I sintomi della dermatite allergica La dermatite allergica da contatto  (o eczema allergico) è una reazione allergica della pelle causata dal contatto con sostanze, chiamate allergeni, in grado di stimolare una risposta immunologica. In seguito al contatto della cute con gli allergeni si sviluppa una reazione infiammatoria, pruriginosa della pelle con comparsa di vescicole piene di siero. Se le vescicole con il grattamento vengono rotte il siero si rapprende sulla pelle in forma di crosticine appiccicose con evoluzione desquamativa. Il grattamento dovuto al prurito intenso può provocare l’infezione della pelle.  Questa patologia è frequente in adulti e bambini. La diagnosi è effettuata sia sulla base delle informazioni che il dermatologo ottiene dall’individuo e dai segni che osserva sulla pelle e sia dal test allergologico (test del cerotto o patch test) attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata applicando sulla cute tracce di allergeni purificati per identificare l’origine della reazione. I patch test sono cerotti che contengono le sostanze sospettate di causare allergia. Vengono apposti usualmente sulla schiena per 48-72 ore. La lettura si effettua a 72-96 ore, da medici con provata esperienza nell’interpretazione dei risultati. Il paziente non deve essere sotto trattamento con farmaci immunosoppressori in particolare corticosteroidi per os, o aver applicato sulla schiena (dove vengono posizionati i patch) creme al cortisone o essersi sottoposto a fototerapia. Le cause della dermatite atopica Nella comparsa della dermatite atopica sono coinvolti fattori costituzionali, genetici e ambientali, i quali alterano la  barriera cutanea mutando il metabolismo dei lipidi che si trovano nell’epidermide. Di conseguenza la pelle del viso e del corpo diviene secca, ruvida, pruriginosa e irritabile. A questa predisposizione, si aggiunge una componente immuno-mediata: gli individui con dermatite atopica mostrano una reazione esagerata del sistema di difesa dell’organismo per le sostanze irritanti esterne, come allergeni (acari della polvere, polline e/o polvere), stress emozionali, inquinamento, fumo, aria secca, sudorazione, tessuti in lana o sintetici, saponi e detergenti aggressivi. Queste penetrano più facilmente nella pelle e danno origine a manifestazioni cutanee (o respiratorie). Frequentemente i soggetti con dermatite atopica sono affetti anche da congiuntivite, asma o rinite. È importante evidenziare, comunque, che di rado l’introduzione di allergeni alimentari o respiratori causa una riacutizzazione della dermatite atopica, la quale può recidivare in modo apparentemente inaspettato. Le cause della dermatite allergica Le dermatiti allergiche da contatto, sono invece l’esito di una risposta del nostro organismo (risposta di IV tipo) verso una specifica sostanza (aptene) che viene riconosciuta non più innocua, ma bensì estranea. Agenti allergizzanti particolarmente frequenti sono i metalli, in particolare il nickel, i profumi, i conservanti (in particolare il Kathon CG) di creme e cosmetici, tinture (parafenilendiamina), gomme e farmaci topici. Gli apteni sono numerosissimi (oltre 3.000), anche se sono spesso raggruppati in famiglie. La sensibilità da contatto verso il nickel in Italia è intorno al 18-20%, con maggiore incidenza nel sesso femminile. Ogni parte del corpo potenzialmente può essere coinvolta nella dermatite allergica da contatto, in relazione al tipo di allergene. Ad esempio il cuoio capelluto per la tinta dei capelli, il palmo delle mani e i lobi delle orecchie per il nichel, etc. Le dermatiti allergiche da contatto sono una delle più frequenti causa di dermatiti professionali, e le mani sono la zona del corpo di solito più colpita. Le cure della dermatite Si consiglia per ambedue  le dermatiti  di adoperare prodotti idratanti ed emollienti, da applicare dopo una rapida doccia in cui si utilizzano detergenti senza tensioattivi.  Evitare saponi e detergenti schiumogeni, perché contribuiscono a irritare la pelle. Per la dermatite allergica da contatto evitare o ridurre i contatti con la sostanza individuata come causa. In base alle manifestazioni sulla pelle è opportuno impostare una terapia locale nelle fasi acute, utilizzando creme antinfiammatorie, steroidee e non; croniche, utilizzando creme idratanti e talvolta creme cheratolitiche; di mantenimento, utilizzando creme idratanti per ristrutturare la barriera della pelle e ridurre la frequenza delle ricadute. Se il prurito è intenso e/o le lesioni sono estese, può essere utile un antistaminico per via orale. Nei casi più gravi o resistenti alle terapie topiche (rari) è necessario assumere, oltre agli antistaminici, anche corticosteroidi per via orale. Per alcune forme di dermatite allergica da contatto (ad esempio quelle provocate dal nichel) potrebbe essere utile seguire una dieta povera di cibi ad alto contenuto di nichel o una terapia desensibilizzante orale mirata. I trattamenti terapeutici della dermatite atopica non eliminano il problema alla radice. Essi sono utili per controllare i sintomi ed allontanare gli elementi che scatenano il disturbo. Vengono consigliati dal medico specialista in funzione della gravità del caso specifico, dell’età, dello stato

alimentazione in meno pausa
Health

Alimentazione in menopausa

Alimentazione in menopausa Le modificazioni ormonali che si verificano in menopausa mutano i fabbisogni nutrizionali e i rischi per la salute delle donne. La dieta deve considerare tutte le modificazioni fisiologiche e parafisiologiche che si manifestano nell’organismo femminile, per garantire un buono stato di forma generale. Ecco perchè è fondamentale essere consapevoli della corretta alimentazione in menopausa. Le ovaie smettono di produrre estrogeni e progesterone, causando una diminuzione dei livelli di questi ormoni nel sangue e tutta una serie di cambiamenti nel corpo, tra i quali l’aumento di peso. Cambia la distribuzione del grasso corporeo che si concentra maggiormente nella zona addominale. Il grasso viscerale esteticamente non amato dalle donne, può essere dannoso per la salute poiché comporta un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete, ipercolesterolemia. La riduzione di estrogeni può anche aumentare il rischio di osteoporosi. Altri fattori inducono all’aumento di peso: perdita di massa muscolare dipendente sia dai cambiamenti ormonali sia dall’avanzare dell’età riduzione dell’attività fisica sonno inadeguato aumento di resistenza all’insulina che rende la perdita di peso difficoltosa Sebbene la menopausa sia un evento normale e fisiologico, le esperienze individuali variano da persona a persona.Alcune donne possono accusare disturbi quali riduzione del tono muscolare, sbalzi d’umore, ansia, depressione, irritabilità, disturbi del sonno, sudorazioni notturne e le fastidiosissime vampate di calore, problemi di memoria e concentrazione, problemi urinari, mal di testa, rigidità articolare e muscolare, cambiamenti cognitivi, depressione e disfunzione sessuale, problemi urinari, mal di testa, rigidità articolare e muscolare, cambiamenti cognitivi, depressione e disfunzione sessuale. Altre  donne invece nessun disturbo particolare. Alimentazione in menopausa: a tavola Durante la menopausa il metabolismo basale rallenta. Il corpo brucia meno calorie a riposo, quindi è bene seguire una dieta specificatamente studiata sulle nuove necessità. L’attenzione che si porta in tavola è il primo passo verso un benessere che passa attraverso la prevenzione. I cibi consigliati in menopausa sono quelli che attivano il metabolismo e apportano i nutrienti necessari all’organismo femminile e alle sue nuove necessità. In particolare, attraverso i giusti alimenti, si può stimolare il proprio corpo nella produzione di ormoni e nella sintesi delle sostanze nutritive utilissime in questa fase della vita. Una dieta equilibrata e studiata sui nuovi fabbisogni aiuta a ridurre il rischio cardiovascolare, di osteoporosi, di ipertensione e le condizioni di sovrappeso. È fondamentale seguire una dieta  equilibrata ricca di frutta, verdura e legumi, prediligendo alimenti a basso contenuto di grassi animali. Alimentazione in menopausa: cosa evitare Tutti gli alimenti elaborati, raffinati o che contengono zuccheri semplici e grassi saturi. Ad esempio: piatti pronti, cibo in scatola, surgelati, insaccati, snack, biscotti e dolci in generale, fritti, bevande gasate e succhi di frutta(confezionati) Eliminare o ridurre l’assunzione di alcolici (soprattutto superalcolici e cocktail che hanno un elevato contenuto calorico) e caffè, nemici delle vampate Ridurre il consumo di sale, favorisce la ritenzione idrica e altri disturbi Alimentazione in menopausa: i cibi da preferire Per la colazione o per soddisfare la voglia di dolce, meglio preparare dolci fatti in casa con zucchero grezzo  di canna Condire con un cucchiaino al giorno di olio extra vergine di oliva, ha proprietà antiossidanti ed è ricco di vitamine Preferire alimenti ricchi di omega 3 come il salmone (non affumicato) e pesce azzurro Assumere proteine con la carne bianca ricca di proteine nobili e le uova Assumere latte e formaggi, purché magri, come il parmigiano stagionato e lo yogurt (se non ci sono problemi di intolleranze o allergie). L’assunzione di cibi ricchi di calcio è essenziale per una donna in menopausa poiché lo scompenso ormonale causa anche carenza di calcio con  il  rischio di sviluppare osteoporosi. Carboidrati in menopausa È opportuno ridurre l’assunzione di carboidrati, i maggiori responsabili dell’accumulo di grasso addominale. Prediligere pane e pasta integrali, orzo, riso e farro.  Verdure di stagione perché forniscono un apporto importante di fibre e vitamine, e contribuiscono a mantenere una regolare funzione intestinale. Assumere regolarmente  la frutta fresca preferendo quella con più basso contenuto di zuccheri, e in piccole quantità anche quella secca e oleosa. Altre raccomandazioni Altre raccomandazioni fondamentali: cercare di  regolarizzare il sonno praticare regolare attività fisica (es. camminare per almeno 30 minuti al giorno) minimizzare lo stress, non fumare ridurre il consumo di alcolici.

allergie stagionali
Health

Allergie stagionali: come comportarsi

Allergie stagionali: come comportarsi In primavera inizia il periodo delle allergie stagionali. Le allergie stagionali consistono in una reazione esagerata del sistema immunitario nei confronti di sostanze di per sé innocue, come il polline rilasciato dalle piante erbacee, le spore rilasciate dalle muffe e altri allergeni presenti nell’ambiente. Il sistema immunitario rilascia delle sostanze, tra cui l’istamina, nel sangue per attuare una barriera contro tali allergeni. È proprio il rilascio di queste sostanze che provoca i sintomi allergici: prurito diffuso, secrezione nasale (rinorrea), starnuti e, talvolta, occhi lacrimosi, pruriginosi o iniettati di sangue. Generalmente vengono colpiti maggiormente ragazzi dai 10 ai 20 anni, ma è possibile diventare soggetti allergici anche in età adulta. I sintomi, in molti casi, tendono a scomparire col passare degli anni, come accade anche con altri tipi di malattie allergiche. Sono molte le persone che ne soffrono, alcune in maniera più lieve, altre in forma più o meno grave. In Italia oltre otto milioni di persone soffrono di allergie stagionali. Il numero dei casi di allergie stagionali che compaiono per la prima volta o riappaiono in età adulta, talvolta anche avanzata, è in costante aumento, specialmente nelle aree urbane, a causa dell’inquinamento atmosferico. L’Accademia europea delle Allergie ha inoltre annunciato un dato piuttosto allarmante: entro il 2025 addirittura il 50% della popolazione europea dovrà fare i conti con questo tipo di allergia. Le allergie stagionali, dette anche “febbre da fieno”, hanno la peculiarità  di manifestarsi solo in determinati periodi dell’anno, in particolare in primavera, estate o autunno, a seconda del fattore scatenante. La gravità dei sintomi può variare in base alla stagione.      I pollini responsabili della comparsa della febbre da fieno variano in base alla stagione: Primavera: generalmente alberi (quercia, olmo, ontano, betulla, faggio, pioppo, frassino e olivo) Estate: graminacee (erba Bermuda, fleo, paleo odoroso, erba mazzolina e sorgo) ed erbe infestanti (cardo selvatico e piantaggine) Autunno: ambrosia Quali sono i sintomi delle allergie stagionali I sintomi delle allergie stagionali possono mutare da un soggetto all’altro giorno all’altro anno all’altro, in base alla quantità di polline presente nell’aria, alle condizioni atmosferiche e ad altri fattori I mesi dell’anno in cui compaiono i sintomi sono associati al periodo di fioritura della pianta cui si è allergici e, entro certi limiti, possono variare da un anno all’altro. I sintomi si manifestano in genere pochi istanti dopo il contatto con l’allergene (per esempio il polline di graminacee o altra pianta) e possono comprendere: Naso chiuso Prurito al naso Naso che cola Starnuti Occhi rossi o prurito agli occhi e/o palpebre gonfie Occhi che lacrimano Prurito alla gola Gonfiore della bocca o delle vie aeree I sintomi possono variare da un giorno all’altro, a seconda del meteo. L’umidità elevata può velocizzare la crescita della muffa, mentre il picco del polline si raggiunge in presenza di caldo ventilato. Se oltre a questi sintomi si avvertono anche respiro sibilante e dispnea, le allergie possono scatenare l’asma. Come si fa la diagnosi delle allergie stagionali Come per le altre patologie è necessaria una valutazione medica. Generalmente per una diagnosi di massima è sufficiente per il medico ascoltare la descrizione dei sintomi e delle circostanze in cui si manifestano, ossia se si riscontrano solo in determinate stagioni. Frequentemente è utile effettuare esami che consentano di verificare  con esattezza gli allergeni verso cui si manifestano i sintomi: Test cutaneo tramite puntura (prick test) Una goccia di ogni estratto di allergene purificato viene applicata sulla superficie cutanea del soggetto e poi fatta penetrare con un ago. Si osserva l’eventuale reazione eritemato-pomfoide (una tumefazione pallida, leggermente in rilievo e circondata da una zona arrossata) in caso di allergia. Test allergene-specifico delle immunoglobuline(IgE). Per questo esame, viene prelevato ed analizzato un campione di sangue. Valuta la risposta del sistema immunitario ad un allergene specifico, misurando la quantità di specifici anticorpi nel sangue, noti come anticorpi immunoglobuline e (IgE). Come trattare le allergie stagionali Lo scopo del trattamento dell’allergia stagionale è prevenire o ridurre i sintomi prodotti dall’infiammazione dei tessuti colpiti. Il trattamento ideale è ovviamente evitare l’esposizione alla sostanza responsabile dei sintomi, ma nel caso dei pollini purtroppo questo è difficilmente realizzabile. Molteplici farmaci sono impiegati per prevenire, alleviare o trattare i sintomi più fastidiosi delle allergie stagionali. Con la consulenza specialistica di un allergologo si riesce a ottenere per ogni soggetto un apprezzabile equilibrio tra farmaci, effetti collaterali e sintomi. Spray nasali a base di corticosteroidi Antistaminici Decongestionanti Colliri Immunoterapia specifica Spray nasali a base di corticosteroidi Sono molto efficaci, quindi utilizzati come rimedio di prima scelta. La maggior parte di questi spray ha pochi effetti collaterali, anche se può causare epistassi e naso dolorante. Qualora non fosse sufficiente le terapie di seconda linea comprendono: Farmaci antistaminici Assunti per via orale o come spray nasale, usati al posto od oltre allo spray a base di corticosteroidi. Decongestionanti Come pseudoefedrina, per via orale, spesso associati ai farmaci antistaminici. Numerose associazioni di antistaminici e decongestionanti sono disponibili come farmaco da banco, in un’unica compressa. Gli individui con ipertensione  arteriosa, però, possono assumere un decongestionante solo su prescrizione medica e un monitorando eventuali effetti indesiderati. Inoltre, i soggetti che assumono inibitori della monoaminossidasi (un tipo di antidepressivo) non possono assumere un prodotto che associ un antistaminico a un decongestionante. Gli antistaminici possono avere questi effetti collaterali sonnolenza, bocca secca, visione annebbiata, stipsi, difficoltà a urinare, confusione e stordimento. Anche i decongestionanti sono disponibili come farmaci da banco, sotto forma di gocce nasali o spray. Non devono essere impiegati per tanti giorni poiché l’uso continuativo per una settimana o più può peggiorare o prolungare la congestione nasale (effetto rimbalzo) e procurare congestione cronica. Gli effetti collaterali tendono a essere inferiori e meno gravi con gli spray nasali, rispetto ai farmaci orali. Talora sono utili anche altri farmaci. Collirio Quello normale (come le lacrime artificiali) può contribuire a ridurre l’irritazione. È necessario evitare qualsiasi sostanza che possa determinare una reazione allergica. Le lenti a contatto non devono essere portate durante gli episodi di congiuntivite allergica. Il collirio a base di antistaminici determina il restringimento dei vasi sanguigni (vasocostrittore) può essere frequentemente efficace. Fruibile  senza prescrizione, ma  può rivelarsi meno adeguato ed avere più effetti collaterali rispetto ai

visita dermatologica
Health

Visita dermatologica e controllo dei nei

Visita dermatologica e controllo dei nei I nei (o nevi) sono delle formazioni pigmentate della pelle o delle mucose, conseguenti a un anomalo sviluppo dei melanociti, cellule dendritiche presenti a livello dello strato basale dell’epidermide, deputati alla produzione della melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle e dell’abbronzatura. I nei sebbene costituiscano un’alterazione della cute, in realtà sono fisiologici: la maggior parte degli individui ne ha un numero compreso tra i 10 e i 40 ; alcuni sono congeniti, altri appaiono nel corso della vita. Generalmente si presentano come macchie circoscritte, di forma tondeggiante o ovalare, piane o rilevate rispetto alla cute circostante, con diversi gradi di pigmentazione e varie dimensioni, possono modificarsi nel tempo. La quasi totalità dei nei è completamente innocua, a volte però alcuni possono degenerare e dar luogo a forme tumorali, come il melanoma. Questa trasformazione può verificarsi spontaneamente, ma l’esposizione ai raggi UV può favorirla. Il melanoma può insorgere, sia sulla pelle sana, sia derivare da un nevo già esistente, che evolve in senso neoplastico. Attenzione quindi ai cambiamenti di forma, colore e dimensione, possono essere un campanello d’allarme. Pertanto è opportuno eseguire periodicamente una visita dermatologica per individuare eventuali melanomi precocemente. I tumori benigni della pelle: i nevi I nei sono indicatori importanti del rischio di melanoma, il tumore cutaneo più pericoloso. Per una prevenzione efficace è necessario conoscere ed essere informati sui propri nei. I nei si differenziano per forma, dimensione, colore. Un neo può essere piatto, leggermente bombato o sporgere in modo rilevato dalla cute, può avere grandezze differenti e colorazioni che vanno dal rosa scuro al marrone scuro. Il 30% circa dei melanomi evolve da un neo pre-esistente, mentre il restante 70% si sviluppa “de novo”, ossia in un punto della pelle ove precedentemente non era presente alcun neo. Nelle fasi iniziali, è ancora difficile notare la differenza tra un nevo e un melanoma, quindi è fondamentale la visita dermatologica in quanto vi sono delle caratteristiche evidenti che consentono allo specialista di rilevare la presenza di un tumore maligno, o di un’evoluzione in senso sospetto. È importantissimo rivolgersi immediatamente al dermatologo qualora una formazione pigmentata causa prurito, cresce. Ma anche se le sue dimensioni e la forma stanno cambiando o se sanguina senza motivo, poiché sono segnali allarmanti. Visita dermatologica e fattori di rischio della pelle Il melanoma può svilupparsi a qualsiasi età, senza differenza fra uomini e donne. Alcuni individui, però, hanno un rischio di base in media più elevato, siccome presentano uno tra i seguenti fattori di rischio: Familiarità: presenza di un parente di primo o secondo grado che ha sviluppato il melanoma. Fototipo: persone con pelle chiara e occhi chiari (azzurri o verdi), tendenza a formare lentiggini e a scottarsi al sole. Numero di nei: presenza superiore ai 50 nei sulla pelle. Esposizione al sole: soggetti che abbiano sviluppato scottature solari  (specialmente durante l’infanzia e l’adolescenza) o che si espongono nelle ore centrali della giornata e non utilizzano creme con fattore di protezione solare  (SPF) superiore a 20. Precedente storia personale di melanoma: pazienti che abbiano già sviluppato tale tumore in passato. È buona norma che tutte le persone, indipendentemente dalla presenza di tali fattori di rischio, sappiano le buone prassi per ridurre la probabilità di insorgenza del melanoma e gli elementi da tenere in considerazione quando si esaminala propria pelle: Non esporsi al sole senza una protezione adeguata sulla pelle: utilizzare filtri solari con un fattore di protezione adeguato al proprio fototipo (tra 20 e 50+), efficace contro i raggi UVB e UVA e senza ingredienti sensibilizzanti. Eventualmente valutare l’assunzione di un integratore Evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata e coprirsi con occhiali da sole, cappelli e abiti leggeri ma coprenti Evitare o ridurre al minimo l’ impiego di lampade e lettini abbronzanti Tenere sotto controllo le macchie della pelle e i nei, secondo la regola dell’ABCDE: Asimmetria, Bordi irregolari, Colore variabile, Dimensione ed Evoluzione rapida Effettuare periodicamente una visita dermatologica: l’esame clinico della pelle e la mappatura dei nei consentono di diagnosticare il melanoma nella sua fase iniziale, identificando la comparsa di nuovi nei o il cambiamento di quelli già esistenti Controllare i nei e visita dermatologica: cosa non sottovalutare La presenza dei nei non deve preoccupare, è sufficiente ricordare che possono diventare pericolosi se intervengono cambiamenti che necessitano un’immediata valutazione del dermatologo. È bene effettuare regolarmente l’auto-osservazione della pelle secondo la regola dell’ABCDE. Questo consente di riconoscere una lesione pigmentata sospetta che deve essere controllata dallo specialista senza indugio. A come Asimmetria: neo formato da due metà diverse tra loro B come Bordi: presenza di un neo con margini irregolari e frastagliati C come Colore: lesione molto scura o non uniforme, in cui siano comparse variazioni di colore D come Dimensione: nei di dimensioni maggiori di 6 mm di diametro e cambiamenti rapidi di larghezza e spessore E come Evoluzione: neo che ha modificato il suo aspetto iniziale, per forma, dimensioni e colore in un breve periodo di tempo (6-8 mesi) o se ha sanguinato spontaneamente L’importanza della visita dermatologica Osservare e sorvegliare i propri nei è una pratica importante, ma non è sufficiente, è necessario anche  eseguire un controllo  dermatologico annuale, soprattutto quando un soggetto presenta elevati fattori di rischio.  Il controllo dei nei consiste in una visita dermatologica di tutta la superficie corporea da ripetersi periodicamente in base ai fattori di rischio individuali, viene effettuata ad occhio nudo (ispezione clinica) e con il dermatoscopio: una speciale lente che consente al dermatologo di identificare la presenza di un melanoma o di un nevo fortemente atipico prima che questo sia riconoscibile a occhio nudo. Se riconosciuto nella sua fase iniziale, infatti, il melanoma è asportabile chirurgicamente, con un semplice intervento in regime ambulatoriale in anestesia locale. Un melanoma avanzato, invece, può rappresentare un serio rischio per la salute del soggetto con anche un’evoluzione in senso metastatico. In presenza di numerose lesioni  degne di stretto monitoraggio il dermatologo esegue la  mappatura dei nei. Un esame che permette di monitorare lo stato dei singoli nei acquisendo sia le immagini macroscopiche, sia quelle dermoscopiche. L’esame consiste in un’osservazione di tutti i nei del corpo del paziente, su ambo i lati, tramite videodermatoscopio

ernia del disco
Health

Ernia del disco: come trattarla

Ernia del disco: come trattarla L’ernia del disco è una patologia molto specifica della colonna vertebrale, abbastanza diffusa tra la popolazione, specie in Occidente, causata dalla degenerazione di un disco intervertebrale.  Sebbene sia possibile incappare facilmente in un’ernia eseguendo sforzi eccessivi, su questa condizione circolano false credenze: alcune persone tendono a pensare all’ernia appena sentono un po’ di mal di schiena, altre che ne soffrono non richiedono una valutazione specialistica, rischiando perciò problematiche neurologiche a lungo termine.  L’ernia del disco è provocata dalla lacerazione dell’anello fibroso (anulus) che circonda e contiene la massa gelatinosa centrale (nucleo polposo) del disco intervertebrale. Quando l’anello si deforma, senza rompersi, si ha la protrusione. Se invece si rompe, si ha l’ernia: parte del materiale gelatinoso esce dalla sua sede anatomica e va a comprimere e infiammare le strutture nervose poste accanto alla colonna vertebrale provocando il mal di schiena, che tende a irradiarsi alla gamba dando luogo a una cruralgia o a una sciatalgia. Quali sono i sintomi dell’ernia del disco Nella prima fase della degenerazione del disco intervertebrale l’anello si deforma, senza rompersi, si verifica la protrusione. Successivamente può avvenire una rottura vera e propria che determina l’ernia espulsa. Il sintomo cardine dell’ernia del disco è il dolore, in genere descritto come intenso e acuto. Si parla di sciatalgia (infiammazione del nervo sciatico) quando il dolore dalla parte bassa della schiena, si irradia e prosegue  fino al piede, coinvolgendo anche i glutei, la coscia e la gamba. Si parla di cruralgia quando il dolore interessa l’addome inferiore, l’inguine, la faccia anteriore e interna della coscia fino alla parte interna del piede. La condizione diventa più grave se oltre al dolore si manifestano formicolio, diminuzione o perdita di forza muscolare e di sensibilità agli arti. Nei casi più severi, si possono presentare problemi di funzionamento intestinale o della vescica. Le cause dell’ernia del disco L’ernia del disco è il risultato di una graduale usura delle strutture della colonna vertebrale, dovuta all’età e all’invecchiamento, tipica anche, ma non solo, di lavori e professioni pesanti. I dischi intervertebrali, con il tempo, perdono il loro contenuto acquoso e questo ne determina una minore resistenza e flessibilità. Ci sono poi altre cause della lacerazione dell’anello fibroso: esercizio fisico particolarmente intenso mancanza di attività sollevamento di oggetti pesanti nel modo sbagliato (specialmente a seguito di lavori fisicamente impegnativi) vibrazione, dovuta alla guida di autoveicoli (soprattutto se costante e prolungata) o dall’uso di macchinari traumi significativi o lesioni vertebrali deficit muscolari o dei legamenti gravidanza lavori sedentari attività lavorative, che implicano sollevare, tirare, spingere, flettere lateralmente e ruotare ripetutamente la schiena posture sbagliate in un fisico geneticamente predisposto movimenti ripetitivi Alcuni fattori rendono le persone più suscettibili a un’ernia del disco: età, l’ernia del disco è più comune nella persone di età compresa tra i 35 e i 45 anni, per deterioramento di ossa ed articolazioni peso, il peso corporeo in eccesso è causa di ulteriore affaticamento sui dischi nella zona lombare fumo, fumare tabacco aumenta il rischio di ernia, perché diminuisce i livelli di ossigeno nel sangue privandone i tessuti altezza, essere molto alti aumenta il rischio di ernia discale Come trattare l’ernia del disco L’ernia del disco può essere curata in vari modi, a seconda della sua gravità. In genere in una prima fase il medico curante o l’ortopedico può prescrivere farmaci antidolorifici, mio-rilassanti e corticosteroidi. Inizialmente, alla terapia farmacologica è bene associare il riposo poi, gradualmente, si potranno aggiungere manipolazioni, trazioni, terapia manuale (osteopatia, massaggi), ginnastica posturale, fino ad arrivare ad una attività fisica che miri a rinforzare la muscolatura della colonna vertebrale. Solo nei casi più gravi (con importante deficit funzionale) o in seguito al fallimento dei precedenti trattamenti, sarà necessario ricorrere a un intervento chirurgico, soprattutto se vi sia il rischio che il soggetto sviluppi danni neurologici permanenti. Dopo il trattamento chirurgico  il paziente potrà tornare alla sua vita normale con determinate attenzioni.

dieta
Health

Dieta: l’importanza dello specialista

Evitare la dieta fai da te Frequentemente, specie dopo le feste o in prossimità della prova costume, si sente la necessità di rivedere le proprie abitudini alimentari in quanto ci si ritrova con qualche chiletto in più sulla bilancia avendo esagerato con dolciumi,  piatti elaborati e bevande alcoliche. Sia in caso di sovrappeso o obesità, sia in caso ci si senta appesantiti pur essendo normopeso, è fondamentale rivolgersi a uno specialista della nutrizione (Dietista o Dietologo), senza seguire diete drastiche “fai-da-te”, magari trovate su internet. La dieta trovata sul web non è ben bilanciata, è difficile da seguire nel tempo ed è caratterizzata da una forte restrizione calorica. Ogni piano alimentare deve essere personalizzato in base alle esigenze, allo stato di salute e alla storia clinica del singolo individuo. Evitare la dieta fai da te La voglia di tornare in forma dopo le grandi abbuffate delle festività oppure per motivi di salute, se si è obesi o affetti da patologie, o per sentirsi bene con se stessi, è generalmente usuale.      Eppure è facile incappare nell’inganno delle “diete fai da te”, cioè quelle diete, più o meno famose, proposte su internet o riviste o di cui si viene a conoscenza con il passaparola, che promettono perdite di peso veloci e sono attuate in autonomia senza un consulto specialistico.  La dieta fai da te è un vero e proprio errore da non compiere! Numerose di queste diete, in realtà, sono squilibrate (esempio eliminano totalmente i carboidrati). Senza dimenticare che non considerano le esigenze del singolo soggetto, la sua storia personale e i suoi reali fabbisogni nutrizionali. I rischi, pertanto, sono svariati. Si può giovare di un momentaneo dimagrimento, non costante e che si bloccherà nel momento in cui verrà sospesa la dieta; oppure il dimagrimento non sarà corretto, quindi l’ organismo, privato dei nutrienti necessari, li sottrarrà  dalla massa muscolare, comportando così la perdita di muscoli e, successivamente, l’aumento di massa grassa. A causa di una dieta scorretta possono anche comparire scompensi più severi dell’organismo oppure depressione del tono dell’umore. L’importanza dello specialista nella dieta L’educazione alimentare può realizzarsi solo tramite il confronto con uno specialista dietista o dietologo. I piani alimentari, come precedentemente esposto, devono essere personalizzati adeguandoli alle esigenze del singolo soggetto. I piani proposti potrebbero essere molto rigidi e controllati se la situazione clinica dell’individuo richiede una perdita di peso importante. Oppure mirare a insegnare ad alimentarsi correttamente, bilanciando i nutrienti necessari al proprio fabbisogno giornaliero. Lo specialista nutrizionista (Dietista o Dietologo) consente al soggetto di acquisire una nuova consapevolezza e  un rinnovato rapporto con il cibo, in modo tale che l’alimentazione corretta diventi un’abitudine quotidiana, fondamentale per il benessere psichico e per quello fisico. Una dieta adeguata, infatti, è il primo passo per combattere l’insorgenza di svariate patologie, come quelle che affliggono il sistema cardiocircolatorio.

problemi di tiroide
Health

Problemi di tiroide: cause e rimedi

Problemi di tiroide: cause e rimedi Basilare per mantenere in buona salute il nostro corpo è una ghiandola endocrina a forma di farfalla situata nella parte inferiore del collo, anteriormente tra laringe e trachea: la tiroide. Su stimolazione dell’ipofisi secerne gli ormoni tiroidei, i quali contribuiscono al corretto sviluppo dell’organismo e alla regolazione delle funzioni metaboliche, nello specifico: favoriscono l’accrescimento corporeo e lo sviluppo del sistema nervoso del feto e del bambino consentendone il corretto sviluppo psicofisico regolano la temperatura corporea e il metabolismo lipidico contribuiscono al buon funzionamento del sistema cardiovascolare, del metabolismo basale e alla regolarità del sonno L’eventuale insorgere di problemi di tiroide incide fortemente sulla qualità di vita del soggetto interessato. I principali problemi di tiroide Le disfunzioni della tiroide possono essere di due tipi: ipertiroidismo e ipotiroidismo. L’ipertiroidismo L’ipertiroidismo è una patologia caratterizzata da una produzione di ormoni tiroidei in eccesso rispetto al fabbisogno dell’organismo, ne deriva un aumento dei processi metabolici che questi regolano. I sintomi variano da soggetto a soggetto. Possono includere: Perdita improvvisa di peso Aumento dell’appetito Tachicardia Aritmia o palpitazioni Ansia Nervosismo, irrequietezza e irritabilità Tremori Sudorazione intensa Ciclo mestruale irregolare Intolleranza al caldo Disturbi intestinali Stanchezza Debolezza muscolare Disturbi del sonno Assottigliamento della pelle Fragilità dei capelli Oftalmopatia di Graves (occhi sporgenti, o esoftalmo, che si presentano con il morbo di Basedow-Graves) Febbre e dolore al collo (in genere in presenza di tiroiditi subacute) L’ipotiroidismo L’ipertiroidismo, per contro, provoca una diminuzione degli ormoni tiroidei. I sintomi variano da individuo  a individuo. Possono includere: Stanchezza e sonnolenza eccessive Stipsi Aumento di peso Frequenza cardiaca rallentata Secchezza e pallore cutanei Intolleranza al freddo Voce rauca Perdita della memoria e difficoltà di concentrazione Rallentamento dell’eloquio Debolezza muscolare e crampi Ipercolesterolemia Ciclo mestruale irregolare Capelli fragili e sottili Volto e palpebre gonfie Depressione Diagnosticare i problemi di tiroide La diagnosi in caso di disfunzione tiroidea, vede in primo luogo un’analisi palpatoria della tiroide da parte dell’endocrinologo e uno studio dei valori nel sangue dell’ormone tiroideo, ed eventualmente un’ecografia tiroidea. Le analisi del sangue servono a valutare: i livelli di fT3 (triiodotironina) ed fT4 (tiroxina) i valori dell’ormone ipofisario TSH, che stimola il rilascio degli ormoni sopra citati Qualora venga accertato un malfunzionamento della tiroide è fondamentale agire velocemente per ricondurre i processi metabolici al loro corretto equilibrio. Attualmente le terapie disponibili sono in grado di assicurare al soggetto affetto la scomparsa dei sintomi e il ritorno alla normalità. Il paziente sottoposto a trattamento medico per ipertiroidismo o per ipotiroidismo deve effettuare regolari controlli specialistici dall’Endocrinologo, che di volta in volta personalizza la terapia sulla base delle esigenze individuali del soggetto e del suo stato clinico. Curare l’ipertiroidismo L’ipertiroidismo è più frequente nelle donne, si associa ad alcune patologie autoimmuni, a forme infiammatorie e ai noduli tiroidei. La terapia per l’ipertiroidismo viene differenziata sulla base di questi elementi: età dell’individuo cause che hanno provocato il disturbo severità delle  manifestazioni I trattamenti possono essere i seguenti: terapia farmacologica terapia radiometabolica (terapia con radioiodio) l’intervento chirurgico di tiroidectomia in caso sia presente un gozzo (uni o multinodulare) di dimensioni tali da dare disturbi compressivi È fondamentale per il soggetto affetto da ipertiroidismo sia controllare l’alimentazione, limitando i cibi che contengono iodio (sale, alghe, pesce, crostacei), sia evitare di assumere farmaci, integratori e cosmetici che contengano iodio. È necessario altresì controllare ciclicamente il livello di calcio e vitamina D e modificare subito in caso di carenza : l’osteopenia, conseguenza dell’ipertiroidismo a lungo termine, può aggravarsi ulteriormente e diventare osteoporosi. Curare l’ipotiroidismo Un basso livello di ormoni tiroidei connesso all’ipotiroidismo causa il rallentamento di molti processi metabolici, dallo sviluppo del sistema nervoso (nel neonato), al funzionamento dell’apparato cardiovascolare, del metabolismo basale e di quello lipidico. L’ipotiroidismo, pertanto, se non trattato adeguatamente può peggiorare notevolmente la qualità della vita del soggetto. È un’affezione che può essere congenita, oppure svilupparsi in età adulta in associazione ad altre patologie, come la tiroidite autoimmune, a terapie specifiche o alla rimozione della tiroide. La terapia per l’ipotiroidismo è di tipo farmacologico e sostitutivo, prevede l’assunzione di levotiroxina, il principale ormone tiroideo. Il dosaggio del farmaco dipende principalmente dalla condizione clinica dell’individuo e può variare nel tempo, ma la sua assunzione, dal momento dell’inizio della terapia, andrà avanti per il resto della vita del paziente. L’ipotiroidismo purtroppo non si può prevenire. Un’alimentazione equilibrata, comunque, con un’apporto proporzionato di iodio, favorisce il regolare funzionamento della tiroide.

gambe gonfie rimedi
Health

Gambe gonfie: ecco i rimedi

Gambe gonfie: ecco i rimedi Il gonfiore alle gambe e alle caviglie é uno stato di salute frequente che riguarda sia soggetti che soffrono di insufficienza venosa, sia soggetti che stanno in piedi tutto il giorno o rimangono a lungo in posizione seduta e praticano poca attività fisica. Se i muscoli lavorano poco, il sangue stenta a ritornare al cuore. Si crea la stasi ematica che accresce la pressione venosa , maggiore a livello delle caviglie , sulle quali pesa l’intera colonna del sangue. Viene favorito il il passaggio di liquidi plasmatici dal sangue ai tessuti interstiziali. Se tali liquidi non vengono drenati adeguatamente dal sistema linfatico si accumulano nei tessuti e determinano l’edema (gonfiore). Durante la stagione estiva l’ aumento delle temperature può esacerbare questa condizione, in quanto si dilata il calibro dei vasi, creando maggiori disturbi. Le donne in epoca fertile , nella settimana che precede le mestruazioni, spesso presentano gonfiore alle caviglie in quanto gli ormoni femminili (estrogeni e progesterone) aumentano notevolmente causando ritenzione idrica per la loro proprietà vasodilatatoria. Lo stesso può accadere in gravidanza. Quali sono i rimedi per le gambe gonfie? L’ aumento del gonfiore a piedi e caviglie è consueto durante l ‘estate e molto diffuso, soprattutto a fine giornata, specialmente dopo aver trascorso numerose ore in piedi in posizioni statiche o seduti alla scrivania. Per contrastare il problema esistono numerose strategie comportamentali e dietetiche. Rimedi per aiutare ad attenuare il disturbo: evitare ambienti troppo caldi camminare ogni volta che risulta possibile muoversi spesso sollevando di tanto in tanto il tallone evitare tacchi a spillo , meglio riservarli solo alle occasioni veramente speciali automassaggio, eseguire movimenti rotatori delle dita dal basso verso l’alto mantenersi idratati alimentazione equilibrata Camminare e riposare per le gambe gonfie Un comportamento per accrescere il drenaggio dei liquidi dalle gambe è riposare mantenendo le gambe lievemente sollevate. Il camminare è l’esercizio che fa ottenere maggiori benefici. Infatti camminando l’attività dei muscoli del polpaccio opera come una specie di pompa che aiuta ad eliminare i liquidi in eccesso dagli arti inferiori. Per un maggior benessere è importante ritagliarsi un pò di tempo per una camminata a passo svelto, senza correre o effettuare altri esercizi.. Quando rivolgersi al medico per le gambe gonfie Alcune patologie alquanto importanti possono causare l’edema, gonfiore di piedi e caviglie. È importante prestare attenzione a questa condizione. È opportuno rivolgersi al medico di medicina generale o allo specialista qualora il gonfiore persiste oltre i mesi estivi o si associa ad altri sintomi. Se necessario indicheranno gli esami più appropriati per indagare il problema. Insufficienza venosa: i trattamenti I trattamenti per l’insufficienza venosa dipendono dalla storia clinica di ogni soggetto, questo significa che sono specifici per quel paziente. Per casi meno severi può bastare modificare lo stile di vita. Per chi avverte altri sintomi quali senso di pesantezza può essere prescritta una terapia farmacologica di supporto oppure può essere prescritto l’utilizzo di calze elastiche a compressione graduata che facilitano con la loro pressione decrescente dal basso verso l ‘alto il ritorno venoso ed il riassorbimento dei liquidi trasudati. Si ricorre alla chirurgia nei casi più severi. Le tecniche di chirurgia classica attualmente sono affiancate da metodi mini-invasivi, come l’ablazione della vena safena che viene chiusa senza essere sfilata.

sintomi della cecliachia
Health

I sintomi della celiachia

I sintomi della celiachia Il glutine é un complesso proteico presente in alcuni cereali quali frumento, segale, orzo, farro, kamut. Una quantità significativa può essere individuata anche in prodotti di cartoleria e cancelleria , farmaci, multivitaminici e integratori, burrocacao per le labbra. La celiachia é una patologia cronica autoimmune in cui gli individui colpiti non possono mangiare il glutine; in caso di ingestione di alimenti contenenti il glutine il sistema immunitario risponde aggressivamente causando gravi danni all’intestino tenue. Scatena un’ infiammazione che impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti compromettendo la salute del paziente. In Italia i pazienti colpiti sono circa 200.000 (lo 0.33% della popolazione, in rapporto di circa 2:1 verso le donne), ma si pensa che l’intolleranza sia ancora sotto-diagnosticata, in quanto la media mondiale è pari a circa lo 0.5-1% della popolazione. Gli individui che manifestano il morbo celiaco hanno una predisposizione genetica. Gli esami prescritti dal medico per diagnosticare comprendono: esami specifici del sangue, e in caso di risultato positivo, gastroscopia con biopsia a livello del duodeno. La cura, per ridurre i sintomi , anche invalidanti, della malattia, si basa su una dieta rigorosamente priva di glutine. Nella maggior parte dei malati sono presenti uno o più sintomi, in alcuni casi invece non si manifesta alcun disturbo. A volte vengono innescati da qualche evento o condizione occasionale, ad esempio: INTERVENTO CHIRURGICO GRAVIDANZA PARTO GASTROENTERITE BATTERICA INFEZIONE VIRALE FORTE STRESS Un soggetto celiaco deve seguire una corretta dieta priva di glutine anche in assenza di sintomi, poiché può andare in contro ad eventuali complicazioni a prescindere dalle manifestazioni eventualmente presenti. Digestione e sintomi della celiachia I sintomi della celiachia possono essere sia lievi sia severi. A volte hanno un andamento altalenante. Solitamente si é portati a figurarsi individui con gravi sintomi gastrointestinali, come malassorbimento, diarrea, presenza di grassi nelle feci, perdita di peso o ritardi nella crescita nel caso dei bambini. L’aumentata consapevolezza e le ulteriori conoscenze sulla malattia hanno consentito di identificare numerosi pazienti che manifestano sintomatologia diversa o perfino assente (in cui la diagnosi può avvenire per esempio in seguito a forme di screening per famigliarità o sintomi atipici). Chi soffre di celiachia molto spesso manifesta disturbi legati all’apparato digerente: GONFIORE ADDOMINALE DOLORE ADDOMINALE E CRAMPI SENSAZIONE DI PIENEZZA DIARREA CRONICA STIPSI METEORISMO E FLATULENZA (ECCESSIVA PRODUZIONE DI GAS) CON DISTENSIONE ADDOMINALE, NAUSEA E VOMITO FECI DI COLORE CHIARO SCIOLTE E GRASSE, DI ODORE PARTICOLARMENTE SGRADEVOLE E CHE GALLEGGIANO DIMAGRIMENTO LEGATO AL MALASSORBIMENTO MAL DI STOMACO Più l’intestino va incontro a danni gravi, più è probabile sviluppare un certo grado di intolleranza al lattosio. Si evidenzia che, a differenza di quello che si pensa normalmente, la celiachia può causare stitichezza e non solo di diarrea. I sintomi della celiachia nei bambini I bambini colpiti dal morbo celiaco, essendo incapaci di assorbire le sostanze nutritive indispensabili per uno sviluppo e una crescita corretti, possono sviluppare: DANNI ALLO SMALTO DEI DENTI PERMANENTI PUBERTÀ RITARDATA CAMBIAMENTI DI UMORE, IRRITABILITÀ, IMPAZIENZA PERDITA DI PESO RITARDO NELLO SVILUPPO E ALTEZZA INFERIORE ALLA MEDIA Adulti e sintomi della celiachia Gli adulti hanno meno possibilità di manifestare rilevanti sintomi digestivi, ma possono andare incontro a: ANEMIA (A CAUSA DEL MALASSORBIMENTO DI FERRO, ACIDO FOLICO E VITAMINA B12) LINGUA ROSSA, LISCIA E LUCIDA DOLORE OSSEO E/O ARTICOLARE DERMATITE ERPETIFORME INFERTILITÀ O RIPETUTI ABORTI SPONTANEI ALTERAZIONE DEL CICLO MESTRUALE DISTURBI IN BOCCA (AFTE, SECCHEZZA) STANCHEZZA SEVERA E PERSISTENTE ANOMALIE DELLA COAGULAZIONE, A CAUSA DEL MALASSORBIMENTO DELLA VITAMINA K, RIDUZIONE DEL VOLUME DELLA MILZA FRAGILITÀ OSSEA (OSTEOMALACIA E OSTEOPOROSI) A CAUSA DEL MALASSORBIMENTO DI CALCIO EVITAMINA D Gli adulti celiaci che hanno sintomi digestivi possono manifestare: DOLORE ADDOMINALE E GONFIORE BLOCCHI INTESTINALI ULCERAZIONI A LIVELLO GASTRICO E INTESTINALE e in assenza di trattamento si rileva un aumento del rischio sviluppare ADENOCARCINOMA ALL’INTESTINO TENUE LINFOMA AL PICCOLO INTESTINO Dermatite Erpetiforme La dermatite erpetiforme è un rash cutaneo accompagnato da prurito che si presenta di solito su GOMITI GINOCCHIA NATICHE SCHIENA CUOIO CAPELLUTO L’eruzione cutanea colpisce circa il 10 % delle persone affette da celiachia a prescindere dall’età, anche se è particolarmente comune nella fascia 30-40 anni. Gli uomini che la manifestano possono mostrare anche piaghe a livello della mucosa orale (bocca) e raramente anche genitali. Alcuni pazienti celiaci presentano la dermatite erpetiforme come unico sintomo del morbo. Attenzione ai sintomi neurologici Secondo alcune fonti, su sette pazienti che si rivolgono al gastroenterologo e ai quali viene successivamente diagnosticata la celiachia, due si rivolgono al neurologo per sintomi legati al sistema nervoso centrale e solo in seguito vengono indirizzati al gastroenterologo poiché si scopre che la causa è proprio la celiachia. I possibili sintomi legati al sistema nervoso centrale : CEFALEA DOLORE NEUROPATICO PARESTESIE, FORMICOLIO, INTORPIDIMENTO, PERDITA DI SENSIBILITÀ E SINTOMI SIMILI ALLA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE SINDROME DELLE FASCICOLAZIONI BENIGNE (MANIFESTAZIONE DI PICCOLI MOVIMENTI INVOLONTARI DEI MUSCOLI, CHIAMATE FASCICOLAZIONI E MIOCLONIE, CRAMPI E STANCHEZZA) CONFUSIONE MENTAL DIFFICOLTÀ DI COORDINAZIONE MUSCOLARE SPASMOFILIA (SPASMI, CRAMPI, MIOCLONIE) IRRITABILITÀ, DEPRESSIONE O ANSIA

cervicalgia
Health

Cervicalgia: tutto quello che c’è da sapere

Cervicalgia: tutto quello che c’è da sapere Non tutte le patologie necessitano di interventi chirurgici. Si parla di medicina fisica e riabilitativa in riferimento a patologie che necessitano di “sola” riabilitazione. Ne sono un esempio la cervicalgia, le ernie e le protusioni da non operare. Poiché la cervicalgia è una patologia comune, vediamo insieme di cosa si tratta.  La cervicalgia è un’infiammazione che provoca dolori a livello cervicale, ossia al collo. Il dolore solitamente si irradia verso i muscoli trapezi delle spalle e nei casi più severi nelle braccia. Quali sono le cause della cervicalgia? La cervicalgia si sviluppa a seguito di uno stress meccanico e scorretto che s’individua nelle strutture della cervicale, ossia vertebre, legamenti, muscoli e dischi intervertebrali. Questo tipo di stress può avvenire in modo inaspettato, senza nessuna apparente causa, a seguito per esempio di una postura errata prolungata nel tempo. Ma non solo. Anche un colpo brusco e improvviso come un colpo di frusta a seguito di un esercizio fisico errato o un incidente,  potrebbe causare la cervicalgia. Mai sottovalutare il dolore I sintomi del dolore al collo possono variare in gravità e durata. Spesso la cervicalgia è acuta e dura solo un paio di giorni. Altre volte può diventare un dolore cronico. Il dolore al collo può essere lieve e non interferire con le attività o la vita quotidiana, ma anche grave e causare difficoltà non indifferenti.  Gli episodi di cervicalgia, anche se acuti e presenti per pochi giorni, possono comportare delle conseguenze o essere un campanello d’allarme per dei problemi forse già presenti. Come comportarsi? Si consiglia di provare a muovere il collo con movimenti piccoli e naturali, eseguendo poi degli allungamenti della muscolatura. In caso di dolore persistente, meglio rivolgersi a un medico. Il dolore legato alla cervicalgia infatti può essere di natura muscolare o rappresentare la manifestazione di problematiche più serie, come per esempio la sofferenza di un disco intervertebrale.  È bene preoccuparsi quando il blocco cervicale aumenta nel tempo. Se si è soliti soffrire di un paio di episodi di cervicalgia all’anno e si nota un incremento degli stessi, meglio indagare con una visita

menopausa e malattie cardiovascolari
Health

Menopausa e malattie cardiovascolari

Menopausa e malattie cardiovascolari Nel corso della menopausa generalmente si temono patologie pericolose come il tumore al seno o il tumore ai polmoni, in realtà risultano essere più letali le patologie cardiache. Ecco perchè l’argomento menopausa e malattie cardiovascolari non deve essere sottovalutato.  Nella donna, prima e durante la menopausa, avvengono numerosi cambiamenti fisiologici, sia fisici sia ormonali. Malgrado sia ancora attiva e piena di energia, la donna è esposta maggiormente a osteoporosi, dolori articolari, cambiamento di peso e disturbi di diversa natura.  In questo periodo è fondamentale non dimenticarsi della salute del cuore! Infatti, prima dei 45 anni le donne hanno un basso rischio di essere colpite da attacchi cardiaci, infarti o ictus, mentre con la menopausa il rischio è uguale a quello degli uomini della stessa età. Menopausa e malattie cardiovascolari: i sintomi da non sottovalutare I sintomi, di solito associati alla menopausa, quali mancanza di fiato, dolore toracico anche passeggero, palpitazioni e tachicardia, sudorazione e gonfiore agli arti, non devono essere sottovalutati. Essi infatti potrebbero denotare una malattia cardiovascolare, che mette in sofferenza altri organi come la  tiroide o i reni. La visita cardiologica Le donne spesso minimizzano il dolore cardiaco e aspettano prima di rivolgersi a uno specialista. In presenza di questi sintomi è fondamentale sottoporsi a visita cardiologica per poi eventualmente approfondire con esami specifici come gli  esami ematochimici, l’elettrocardiogrammma, l’ecocardiografia e la TC cardiaca. La visita cardiologica è importante anche in assenza di sintomi per la valutazione del profilo di rischio cardiovascolare, al fine di individuare precocemente eventuali fattori di rischio e intervenire per eliminarli. Menopausa e malattie cardiovascolari: l’importanza della prevenzione È noto che non è possibile controllare i fattori di rischio non modificabili come la familiarità alla determinata malattia, il sesso o l’età, ma si possono mettere in atto molti comportamenti che riguardano lo stile di vita e le abitudini, al fine di ridurre il rischio di malattie cardiache. Consigli per la prevenzione Controlli annuali dello stato della propria salute Controllo della pressione sanguigna Smettere di fumare (le donne fumatrici hanno un alto rischio di malattie cardiache, ben più alto delle non fumatrici) Alimentazione ed attività fisica: muoversi di più e adottare una dieta povera di grassi, ricca di vitamine e sali minerali (sana e bilanciata) Gestione dello stress Ricordiamo inoltre che sapere se in famiglia ci sono stati casi di malattie cardiache,  permette di pianificare i controlli con il proprio specialista.

Torna in alto